Antonio Manzini – 7-07-2007
14,00€ – Sellerio
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ulla tavola ci sono tutti gli ingredienti di un thriller, quegli stessi ingredienti che ne hanno già fatto un piatto apprezzato a livello internazionale: una città oscura, che offre la sua faccia più torva, fatta di acciaio, ruggine e pioggia. Un assassino seriale metodico, imprendibile, di ferocia chirurgica. Un commissario di straordinaria umanità, affiancato da una squadra in cui spiccano donne di grande acume e sensibilità. Ma questa volta in cucina c’è Mirko Zilahy, letterato e traduttore, studioso di Manganelli e traduttore di Donna Tartt. Ed è qui la sorpresa. Zilahy ha la sapiente capacità di farsi da parte e lasciare che siano i suoi personaggi – tre in particolare: il commissario Enrico Mancini, il killer senza nome e la città, Roma, anch’essa un personaggio vivo e palpitante – a fare la storia. Zilahy la racconta con una sorprendente mescolanza di registri, l’alto e il basso, l’action più travolgente accanto al misurato accostamento di lemmi selezionati con cura quasi ossessiva.
Così come Enrico Mancini non è un commissario come gli altri – tanto per cominciare, è un commissario che rifiuta i casi che si è addestrato a risolvere – anche Mirko Zilahy non è uno scrittore come gli altri.
Mio nome: Woody.
Miei anni: quasi tre.
Mia razza: basenji.
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oody, cresciuto sempre con la sua adorata padrona, una ragazza giovane e allegra che lui ama sopra ogni cosa. Finché un giorno, aprendo gli occhi, scopre che tutto è cambiato: il mondo che conosceva, pieno di gioia, avventure e affetto, è stato sostituito dal buio e dalla sporcizia di una gabbia. Come è finito lì dentro? Perché? E, soprattutto, come può tornare dalla sua padrona? È da queste domande che comincia la storia di Woody: una storia in cui, a poco a poco, si affacciano i segni di qualcosa di terribile, un evento drammatico di cui Woody è l’unico testimone.E come tutti noi il piccolo basenji sarà costretto a confrontarsi con domande che pesano sulla sua innocenza. Che cos’è il Bene? Che cos’è il Male? E come ci si può mettere al sicuro, essere felici, in un mondo che finisce per tradire la meraviglia?
Federico Baccomo riesce a raccontare la difficile realtà della violenza sulle donne dal punto di vista di Woody, un cane basenji, quasi tre anni e due occhi curiosi che guardano il mondo con stupore.
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U n medico pistoiese sconosciuto ai più, Giovan Domenico Civinini, nel 1731 presso l’Accademia botanica fiorentina, tenne il discorso Della storia e natura del caffè, pubblicato a Firenze nello stesso anno con dedica al Granduca Giangastone de’ Medici. Fu proprio la famiglia Medici che aveva avuto il merito nel 1715 di portare per la prima volta in Italia una pianta di caffè, che era divenuto oggetto, già dalla seconda metà del Cinquecento, di resoconti di viaggiatori e mercanti e di trattati di botanici e medici, tutti interessati, da punti di vista diversi, alle particolarità di questa novità esotica. La storia di questo strano frutto intreccia miti fantasiosi e realtà, ed è possibile ripercorrerla anche attraverso l’evoluzione della parola caffè, che ha fatto una lunga strada prima di arrivare alla forma che conosciamo e che è divenuta un italianismo ormai accolto in molte altre lingue. Civinini riesce a raccogliere e a dare un ordine alle scoperte e agli studi sul caffè realizzati fino a quel momento e a trasmettere – in una sintesi che fonde erudizione, riferimenti scientifici e citazioni letterarie – la curiosità e la passione che la bevanda suscitava sia ai suoi tempi sia oggi, in una stagione di rinnovato interesse da parte di degustatori ed esperti.
A cura di Raffaella Setti
La vita non ci appartiene, ci attraversa.
I n una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono piú, dovrà inventarne di nuove. Con Anna Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo piú struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la «vita non ci appartiene, ci attraversa».
Incipit
I signori De Marinis avevano scelto Follonica come loro destinazione balneare per un motivo semplice: li? vicino, in localita? Il Puntone, c’era un porticciolo turistico assai funzionale, recentemente ampliato, con costi com- petitivi, soprattutto per il piccolo cabotaggio. Cosi? da qualche anno a questa parte affittavano sempre la stessa casa, una villetta a due piani con giardino che costava un sacco di soldi ma che era molto comoda, vicino al mare, a un chilometro dal Puntone. Volendo al porticciolo ci si sarebbe potuti andare benissimo a piedi, ma nessuno della famiglia lo faceva.
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nzo Carlo, 55 anni, fumatore, un po’ sovrappeso, ha deciso di sottoporsi a una visita cardiologica. Alla sua età non si sa mai. Nell’attesa segue regole severe: meno sigarette, camminare, smettere di guardare Report la domenica sera. Veronica, un tempo professionista dell’editoria, partecipa per la prima volta a un gruppo di lettura. Trova ex professoresse analitiche oppure lettrici emotive che amano i gatti e il mare. La situazione non le sta simpatica, ma accetta la sfida. Il signor De Marinis va in vacanza con la famiglia a Follonica. Affitta sempre la stessa casa, vicino al mare, e nel porticciolo conserva il suo tesoro: un enorme gommone LOMAC lungo dieci metri, con motori da 250 cavalli, l’invidia di tutta la spiaggia. Fin quando non arriva un inquietante rivale, un SACS Stratos da 12 metri. E che dire di Sibilla, la cui ossessione è l’alimentazione, che per lei non è affatto un’ossessione ma una missione? E di quel signore le cui idiosincrasie riguardano il tempo che certa gente impiega a bere il caffè? C’è poi Marco Zei, padre separato che affronta una vacanza in campeggio col figlio per una settimana, con un budget di poche centinaia di euro. Oppure una cena di fine estate in un terrazzino di città, con gli amici e le chiacchiere di sempre: l’utilità dei SUV, l’importanza dello sport tra i bambini, Pantani eroe o criminale, mettere o non mettere il condizionatore… E ancora la gita a Castiglioncello di un solitario signore che cronometra ossessivo ogni momento della giornata, e la storia del neolaureato Davide, che ispirato da Lapo Elkann scrive innovative strategie di marketing per articoli religiosi.
Attraverso narrazioni che si rifanno alla commedia all’italiana, alla novella esistenzialista, al racconto iperreale, Recami sviluppa una satira comica e feroce dei vezzi e dei vizi, dello snobismo e del pressappochismo di quell’affollato condominio a forma di stivale in cui farsa e tragedia si alternano senza interruzione. E su tutto domina un sentimento universale, che accomuna i personaggi di ogni ordine e grado: l’ansia, la preoccupazione, la nevrosi pungente, l’agitazione tremebonda, l’insicurezza mascherata da precisione maniacale, la persuasione delirante di essere nel giusto, insomma quell’atmosfera emotiva in cui ognuno di noi è quotidianamente immerso.
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