Valentina D’Urbano – Non aspettare la notte
16,90€ – Longanesi
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Alfredo non capiva niente.
Non si accorgeva delle cose che succedevano intorno a lui, nemmeno se gli capitavano sotto il naso. Mi conosceva come le sue tasche, eppure non capiva quello che provavo.
O forse lo capiva, ma faceva finta di niente. Io lo sapevo da sempre, lo sapevo e basta. Era come mio fratello, ma era qualcosa di più. Io un fratello vero ce l’avevo e sentivo tutto il peso di quella differenza. Francesco aveva il mio stesso cognome, la mia stessa faccia. Stare vicino a mio fratello, dormire con lui, era come stare da sola. Con Alfredo, anche se facevo le stesse cose, era diverso. Era il mio corpo che cambiava, le mie sensazioni si facevano più acute. Me ne vergognavo tantissimo. Non volevo provarlo, mi sembrava qualcosa di sporco. Lo reprimevo, lo tenevo nascosto come una malattia, come una cosa imbarazzante.”
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n un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato «la Fortezza», Beatrice e Alfredo sono per tutti «i gemelli». I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un’amicizia ruvida come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi.
Ma alle soglie dei vent’anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.
Dei quattro fratelli Smeraldo, Anna era stata la più fortunata. Innanzitutto quando era nata, Mamma ancora non leggeva i fotoromanzi e non aveva idea di cosa fosse una telenovela, e solo per questo Anna si era ritrovata il nome più normale di tutti, la sola eredità di una nonna materna che era morta presto e che nessuno di loro aveva fatto in tempo a conoscere. Anna era anche l’unica a essere nata fuori dalla Fortezza, e per un certo periodo aveva vissuto in una casa normale, in cui c’era sempre l’acqua calda per fare la doccia, non bisognava allacciarsi al contatore pubblico per avere la corrente elettrica e dove nessuno poteva rubarti l’appartamento se uscivi a fare una passeggiata.
Era nata e cresciuta in un quartiere popolare, sì, ma non erano case occupate come quelle in cui stavano adesso.
Gennaio 1991. Valentino osserva le piccole nuvole di fiato che muoiono contro i finestrini appannati della vecchia Tipo. L’auto che ha ereditato dal padre, morto anni prima, non è l’unica cosa che gli rimane di lui: c’è anche quell’idea che una vita diversa sia possibile. Ma forse Valentino è troppo uguale al posto in cui vive, la Fortezza, un quartiere occupato in cui perfino la casa ti può essere tolta se ti distrai un attimo. Perciò, non resta che una cosa a cui aggrapparsi: la famiglia.
Valentino è il minore dei quattro fratelli Smeraldo, figli di padri diversi. C’è Anna, che a soli trent’anni non ha ormai più niente da chiedere alla vita. C’è Vadim, con la mente di un dodicenne nel bellissimo corpo di un ventenne. E poi c’è Alan, il maggiore, l’uomo di casa, posseduto da una rabbia tanto feroce quanto lo è l’amore verso la sua famiglia, che deve rimanere unita a ogni costo. Ma il costo potrebbe essere troppo alto per Valentino, perché adesso c’è anche lei, Delia. È più grande di lui, è bellissima – ma te ne accorgi solo al secondo o al terzo sguardo – e, soprattutto, non è della Fortezza. Ed è proprio questo il problema. Perché Valentino nasconde un segreto che non osa confessarle e soprattutto sente che scegliere lei significherebbe tradire la famiglia. Tradire Alan. E Alan non perdona.
Questo è un romanzo sull’amore, spietato come solo quello tra fratelli può essere. Ma è anche un romanzo sull’unico altro amore che possa competere: quello che irrompe come il buio in una stanza piena di luce, quello tra un ragazzo e una ragazza, contro tutto e tutti.
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