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Donatella Di Pietrantonio – BELLA MIA

17,50€ –  Elliot

Consigliato da Stefania

Bella mia” è l’Aquila in una canzone popolare intrisa di nostalgia del migrante dopo il terremoto. Questa sensazione di malinconia assume un’intensita diversa, più profonda. Caterina, la protagonista, dovrà ricomporre i cocci di una, due, tre vite dandogli una forma nuova. Dovrà fare da madre a Marco, figlio adolescente della sorella morta durante la scossa del 6 aprile 2009. Dovrà provare a chiamare casa una delle C.A.S.E. che, insieme alla madre, le è stata assegnata. Dovrà tornare a vivere la sua città, per vivere in generale. Anche il percorso a ostacoli del lutto ha un confine oltre il quale si riparte. “Bella mia” è un romanzo di ricostruzione, di invenzione, di vita.


Siede al suo posto con la testa capellona sul piatto, il vapore del brodo gli dilata i brufoli e piega i peli lunghi e sottili che spuntano senza progetto in attesa di diventare barba. Dal rumore delle posate credo ci stia lavorando, invece mangia troppo poco. Rimesta a lungo con il cucchiaio e lo porta alla bocca semivuoto. Evita i nostri occhi, sa che lo guardiamo e gli contiamo le proteine ingerite e quelle che lascia sul fondo.

Mastica in silenzio.

Donatella Di Pietrantonio - Bella miaDopo il successo d’esordio di Mia madre è un fiume, Donatella Di Pietrantonio torna a incantare il lettore narrando la storia di una donna che si ritrova a improvvisarsi madre, nonostante quell’idea di sé fosse stata abbandonata da tempo, con un adolescente taciturno e scontroso. È ciò che succede alla protagonista e io narrante di questo romanzo quando la sorella gemella, che sembrava predestinata alla fortuna, rimane vittima del terremoto de L’Aquila. Il figlio Marco viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come occuparsene.Prendersi cura del ragazzo spetta dunque a lei e alla madre anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma. Da allora il tempo trascorre in un lento e tortuoso processo di adattamento reciproco, durante il quale ognuno deve affrontare il trauma del presente, facendo i conti con il passato. Ed è proprio nella nostalgia dei ricordi, nei piccoli gesti gentili o nelle attenzioni di un uomo speciale, che può nascondersi l’occasione di una possibile rinascita. Bella mia è un’opera che parla con straordinaria forza poetica dell’amore e di ciò che proviamo nel perderlo ma, soprattutto, della speranza nella ricostruzione: la ricostruzione di una città offesa che attende ancora il suo riscatto e quella, faticosa, degli affetti intimi e della fiducia nella vita.




Irène Némirovsky – LA COMMEDIA BORGHESE

16,00€ – Elliot

Irène Némirovsky - La commedia borgese

Nel 1934, dopo il successo della trasposizione cinematografica di David Goulder, Paul Morand chiese a Irène Némirovsky di affidargli i suoi scritti “per il cinema” con l’idea di riunirli in volume nelle a collana “Reinassance de la nouvelle”, nuovo progetto dell’editore Gallimard. Nacque così la raccolta dei films parlées, racconti sul crinale tra nouvelle e scenarios che avrebbero dovuto innescare un cambio di rotta nel tragitto creativo dell’autrice, da sempre msensibile alle possibilità espressive del grande schermo. I brani qui riuniti percorrono, talvolta anticipandoli, alcuni dei luoghi più autenticamente némirovskiani della narrazione: la classe media provinciale, previdente e fasulla nella Commedia borghese; lo scetticismo per i fanatismi nei Fumi del vino; il rancore filiale e la gelosia materna in Film parlato; le età della vita in Ida. E’ una scrittrice, quella di questi racconti , puramente descrittiva, acuminata e profondamente letteraria, ispirata e proiettata a quella tecnica da “macchina da presa, cui la narrazione, secondo l’autrice, non doveva rinunciare. Nell’avvertenz ache compariva come introduzione all’edizione francese fu la stessa Némirovsky a spiegare: “Ho sempre pensato che il cinema sia imaprentato soprattutto con il racconto, che questi due generi abbiano leggi simili. Il romanzo usa digressioni e riflessioni; si può permettere di dilungarsi e, in alcuni casi, deve farlo. Il cinema e il racconto esigono sobrietà, i dialoghi non possono essere eccessivi. La loro maggiore preoccupazione è di spiegarsi completamente, in spazi brevi”.